Monte Amiata

DA NON PERDERE

Santa Fiora. Uno dei Borghi più belli d’Italia. In Palazzo Sforza Cesarini, già fortezza degli Aldobrandeschi e ricostruito nel 1500 come dimora signorile della famiglia Sforza che aveva ereditato per matrimonio il feudo, si trova il Museo delle Miniere di Mercurio del Monte Amiata con un’importante collezione di minerali e una panoramica dei mezzi e delle tecniche utilizzate per estrarre questo minerale.

Abbadia San Salvatore. Il cuore di questo borgo è l’antica abbazia fondata dal re longobardo Rachis a metà dell’VIII secolo e che divenne un’importante sede del potere per tutto il medioevo. L’attuale facciata della chiesa risale al 1035 con alcuni lavori di restauro eseguiti negli anni ’30. Di particolare interesse è la cripta, sorretta da 32 colonne e altrettanti capitelli, ognuno diverso dall’altro.

Il Monte Amiata è un antico vulcano, attivo tra circa 400.000 e 200.000 anni fa e la cui sommità raggiunge i 1.736 metri sul livello del mare, il più alto della Toscana meridionale. Ricca di boschi e sorgenti, è stata abitata fin dalla preistoria. Nella zona di Castel del Piano sono stati rinvenuti strumenti litici del Paleolitico. La presenza di minerali attirò le genti dell’Eneolitico e dell’Età del Bronzo, e tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, quando l’attività estrattiva era intensa, nella zona sono stati scoperti utensili in pietra e zappe in corna di cervo provenienti da antichi scavi minerari. Depositi di assi, ulteriore testimonianza delle attività metallurgiche dell’età del bronzo, sono stati rinvenuti sia sul versante senese della montagna, in Val d’Orcia, sia nella zona di Santa Fiora sul versante grossetano. Il cinabro locale era molto ricercato come colorante per scopi rituali fin dall’Eneolitico.
In epoca etrusca il monte era al confine tra i due importanti centri di Chiusi e Vulci. Di quest’epoca sono state scoperte scarse tracce, la più rilevante nei pressi di Seggiano, dove sono state rinvenute due antefisse, molto probabilmente provenienti da un tempio non identificato. Frammenti di ceramica figurata e bucchero del VI secolo aC sono stati rinvenuti anche sotto l’Abbadia di San Salvatore, testimonianza di una probabile attività rituale ad un’altitudine insolita (800 m slm). Alcuni studiosi attribuiscono agli Etruschi l’origine del primo nome del monte. Mons Tuniatus o Tiniatus o “monte di Tinia” è il nome di una divinità etrusca simile allo Zeus/Giove dei Greci e dei Romani. Un’iscrizione con dedica a Giove Ottimo Massimo a Montelaterone potrebbe essere una conferma della presenza di un culto al dio. Interessante anche notare che lo stemma del monaco dell’Abbadia San Salvatore e quello del paese raffigurano Dio con un globo nella mano sinistra e un raggio di fulmine nella destra, emergente da un albero che potrebbe essere una quercia, tutto di che sono attributi caratteristici di Giove. Secondo la leggenda, l’abbazia fu fondata durante un viaggio a Spoleto dal re longobardo Rachis (circa 742 dC). Rachis vide tre globi di fuoco, un’allegoria della Trinità, che ruotavano sulla chioma di un albero. L’abbazia da lui costruita in quel luogo divenne uno dei centri di potere più importanti della Maremma, arrivando a controllare numerosi possedimenti fino alla costa tirrenica e ai territori di Talamone e Tarquinia.
Il Monte Amiata fu visitato anche da Papa Pio II Piccolomini, che ne celebrò la naturale bellezza nei suoi Commentari paragonandoli all’Arcadia. Giorgio Santi, naturalista che giunse qui alla fine del 1700, lo definì un bel pezzo di Svizzera trapiantato nel cuore dell’Italia.
A metà del 1800 iniziarono le prime attività minerarie con la scoperta del mercurio depositi. Questa attività raggiunse il suo apice nei primi anni del 1900, quando l’industria mineraria diede lavoro a gran parte della popolazione amiatina, in particolare ad Abbadia S. Salvatore, Santa Fiora e Castell’Azzara.
Per celebrare la Santa Anno 1900, sulla sommità del monte fu costruita una grande croce in ferro battuto alta 22 m. A partire dagli anni ’50, l’industria mineraria locale conobbe una serie di alti e bassi, fino a cessare del tutto negli anni ’70, a causa del calo dei prezzi e dell’esaurimento dei depositi. L’economia del comprensorio si orientò quindi al turismo. Sul Monte Amiata sono presenti due seggiovie (Rifugio Cantore – Cima, Prato delle Macinaie – Cima) e gli unici comprensori sciistici del centro Italia al di fuori delle cime appenniniche.

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